G. Moroni, Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica, Venezia, Tipografia Emiliana, 1857, vol. LII, p. 211-215.

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Tagliacozzo. Luogo illustre, già capoluogo di ducato ed ora di circondario, per cui vi risiede il vicario foraneo, oltre il giudice regio, il sindaco municipale ed altre autorità. Sta a ridosso della montagna e da una sottoposta rupe nasce e scorre il fiume Imele. Gode la veduta deliziosa delle circostanti colline e della vasta vallata, sparse di casini, abbellite dalla coltivazione e da ampie strade alberate. Il fabbricato si distende dalla cima del monte al piano, ove sono i migliori edifizi e la bella piazza decorata di vaga fonte, sovrastata da obelisco eretto in onore del patrono s. Antonio da Padova. Fra i principali edifizi vanno nominati il teatro elegante e ornato, i palazzi e le abitazioni dei nobili conti Resta, dei Mancini, come dei Mastroddi con vaga chiesina dedicata a s. Rosa di Lima, di forma rotonda, edificata nel 1835 da Alessandro Mastroddi letterato e giureconsulto distinto. L’antico palazzo baronale dei Colonnesi ha nella cappella della Natività e sulla loggia eccellenti pitture della scuola di Giotto. In questo palazzo evvi l’educandato e le scuole delle fanciulle, sotto la direzione delle suore della carità dell’istituto di Napoli, stabilimento benemerito del luogo e dei circonvicini paesi. Esiste in Tagliacozzo un monastero di clausura di monache benedettine, che secondo il rev. Maiolini fu eretto fino dai primi tempi dell’istituzione dell’ordine benedettino, sotto la denominazione dei ss. Cosma e Damiano, ed anticamente sorgeva presso la chiesa di s. Giovanni della Valle dei Varri, distrutto dai saraceni. Al monastero è annessa l’omonima chiesa, che al dire del lodato scrittore trovasi parrocchia fino dal primo momento della sua esistenza, e che quindi diventò matrice per esservi posteriormente fondate sul suolo della medesima altre tre chiese sotto l’invocazione di s. Pietro, di s. Nicola e di s. Egidio, che poi si eressero parrocchie, poste sull’alto del paese, mentre quella di s. Cosimo è verso il centro. Il monastero dipende per privilegio d’Innocenzo XI dal vescovo dei Marsi. La chiesa possiede parecchie reliquie ed il corpo del b. Oddo: due monache della famiglia Resta ne furono benemerite. E’ servita da quattro parrochi denominati canonici curati, mantenuti a spese del monastero. Questi appartengono per la nomina all’abadessa, per l’approvazione all’ordinario, e per la canonica istituzione al p. abate di Monte Cassino, al quale inoltre spetta il materiale della chiesa. Ma delle preminenze e prerogative della chiesa e monastero trattano: l’opuscolo del rev. Can. E parroco d. Francesco Antonio Maiolini: Per la causa di turbato possesso tra il p. abbate di Monte Cassino e il vescovo dei Marsi mg. Sorrentino, ove pure sono riportate le relative contestazioni; e il libro del rev. Can. D’Alessandro: Apologia per le parrocchie site sull’alto di Tagliacozzo, e., cui Nicol’Angelo Persia rispose con l’opuscolo: Poche parole a confutazione di alcune dicerie, ec., contro il ca. Maiolini. Le altre chiese principali, dopo le nominate parrocchiali, sono le seguenti. La chiesa di s. Francesco edificata da una dama di casa Orsini nel 1228 o nel 1260, indi accresciuta da Gio. Battista Orsini, essendo ampia e bella: con molte reliquie vi si venerano le ossa del b. Tommaso da Celano francescano; l’altare del Crocefisso ha questo scolpito in legno da un servo di Dio e perciò in gran divozione, mentre vuolsi che per rivelazione divina eseguisse la piaga del costato. Si credono ivi sepolti, un vescovo e i cardinali Jacopo e Giovanni Orsini, creati il primo da Gregorio XI, l’altro da Sisto IV; ma questo ultimo alla biografia lo dissi sepolto con più probabilità in Roma nella chiesa di s. Salvatore il Lauro, edificata dal cardinal Latino Orsini. Il contiguo e magnifico convento fu dato ai conventuali, che soppressi sotto l’impero francese, ora appartiene al comune che vi tiene i propri uffizi e quelli governativi. La chiesa venne restaurata ed abbellita dalla confraternita del Purgatorio, che la possiede dal 1824 per concessione del comune. In essa annualmente si celebra una solenne festa in onore di s. Antonio di Padova ed in commemorazione del prodigio da lui operato a favore de’ divoti abitanti. La chiesa e convento della ss. Annunziata è fondazione dei tagliacozzani e fu data ai domenicani. Tolti essi da Innocenzo X, i cittadini con aumento di rendite ne ottennero la ripristinazione, poscia i religiosi cessarono nella ricordata soppressione generale: la chiesa è grande e di belle forme, con 11 altari, avendone i Resta decorata la volta. La chiesa del convento dei capuccini è dedicata alla Madonna delle Grazie; dopo che fu restaurata, nel 1684, la consagrò il vescovo Corradini, essondovi tuttora i religiosi. Altre chiese esistenti sono quelle di s. Antonio abbate, di s. Giovanni decollato o della Misericordia, ora del Crocefisso, e di s. Maria del Soccorso ch’è la più antica delle nominate.. Nelle vicinanze e sopra una collina in faccia all’oriente è il santuario di s. Maria dell’Oriente, la cui immagine è venerata in antichissima e divota effigie dipinta a olio in tela, ivi portata dall’oriente nella persecuzioni delle sacre immagini fatta dall’iconoclasti. Il tempio e le sue cappelle furono restaurate nel 1686 e posteriormente. Tagliacozzo da alcuni antichi e moderni geografi è fregiata del titolo di città, e lo meriterebbe per molte ragioni, avendo pur dato uomini illustri in santità di vita, dignità ecclesiastiche, scienze ed armi, dei quali diffusamente ne trattano gli storici marsicani. I re di Napoli fino al 1457 decorarono Tagliacozzo di molti privilegi, chiamando nobili i cittadini e regia la terra , con maestrato e priori municipali. La sua etimologia ha diverse derivazioni e opinioni che accennerò. Dicesi chiamato Taliae-Otium dalla musa Talia, quasi che il luogo fosse il riposo e l’ozio di lei, o per la disposizione degli abitanti alla poesia e alle arti liberali. Altri ritengono che il paese fosse edificato dalle rovine dell’antica città Clastidia o Castaldio, ovvero da quelle della colonia di Carsoli e dei cliternini, o meglio che avesse principio dai marsi o dagli equicoli, per le vie terminali dei loro domini, e per tuttociò appellato Tale-Equitium e Taliequitium o Taleaquitium. Vuolsi ancora che tal vocabolo gli dessero gli abitanti divoti del b. Equizio abbate, fiorito ai tempi di s. Gregorio I, avendo abitato il monastero della Beata Vergine in Valeria e predicato il vangelo a quei marsi che se ne erano allontanati. Non mancano chi fa derivarne il nome dalla rotta data dai pugliesi e marsi ai goti orientali , col dirsi Taglia Goti il luogo ove forse accadde la battaglia, ma Tagliacozzo già esisteva, come affermano alcuni storici. Finalmente si narra che gli abitanti facendo strage degli scellerati che l’infestavano, imposero al luogo il nome del più famoso di essi, credendo alcuno ciò avere forse relazione collo stemma comunale, che rappresenta due uomini armati, i quali si dividono un mantello; però sembra più probabile, che le due figure esprimano due guerrieri custodi del sito in atto di dividersi un paludamento, opinione fondata sui trionfi riportati dai valorosi marsi per la colonia di Carsoli, s’è vero che la fondò Q. Cassio allorchè dimorò nella medesima, per lo chè Tagliacozzo fu talvolta chiamato Città di Carsoli, laonde adottò la comune insegna del paludamento. Tuttavia quei che vantano fondatore il re Cottio o Q. Cozio illustre cavaliere romano, asseriscono che si dicesse Tale-Cotium , cioè Tale-Cotius oppidum est a Q. Cottio. E’ pertanto credibile che Tagliacozzo abbia principio da fatti illustri , cui corrisposero ognora i cittadini, essendo essi encomiabili per isquisita e generosa ospitalità, di cui la Marsica è celebrata per eccellenza, per nobilità di sentimenti, coltura e gentilezza di tratto, da non essere in nulla seconda a verun’altra città ragguardevole, come io stesso colla mia famiglia assai sperimentammo ed ammirammo: tanto dovea dichiarare per ossequio di grato animo. Tagliacozzo ebbe la fortissima rocca, presso la quale fu la chiesa di s. Cecilia, riedificata nel 1239 in forma di torre da Andrea del Ponte signore di molte castella, indi restaurata da Rinaldo Orsini nei primi periodi del secolo XVI. Fu Tagliacozzo anche cinto di fortissime mura dal re Ladislao, dopo esssere stato disfatto a Roccasecca. Si aumentò per il palazzo baronale a guisa di fortezza fabbricato da Roberto Orsini, decorandolo di marmi e pitture: questi nel 1325 fondò ancora la chiesa di s. Gio. Battista, per commenda dell’ordine gerosolimitano. Tagliacozzo fu assai danneggiato dalle civili discordie, massime tra gli abitanti e gli Argoli signori di Castel Marano e di altri feudi. Con titolo di contea la dominarono i Berardi gran-conti dei Marsi, tanto celebri in Italia, per linea retta riconobbero l’origine da carlo Magno e da Berardo suo discendente, come figlio di Pipino nipote di Bernardo re d’Italia, figlio dell’altro Pipino nato da Carlo. Egli ebbe da s. Leone III il dono di molte terre nella Sabina e divenne signore della provincia Valeria col titolo di gran conte dei Marsi. Nella sua cospicua stirpe si noverano illustri guerrieri, vescovi, cardinali, come i Berardi o Bernardi, gli Oderigo o Oderisio e gli altri Marzi cardinali, di cui parlai alle loro biografie , insieme a Papa Vittore III, e altri personaggi insigni, il cardinale Giovanni dei conti di Tagliacozzo, non che varie cospicue famiglie sotto diversi cognomi. Questi conti usarono il titolo di: Dei gratiae Marsorum comes. Ad essi appartiene l’edificazione di Marsico Vecchio e di Marsico nuovo (V.) sede vescovile in Basilicata. Negli articoli MARSI vescovato, CONTI FAMIGLIA, INNOCENZO III, e in altri, tenni proposito dei duchi e conti di Marsi, ed a chi sono rimasti i titoli. Allorchè Papa Giovanni X discaccio dai suoi stati i saraceni, molti ne perirono tra Tagliacozzo e Carsoli, perché i Marsi erano soggetti al supremo dominio della s. Sede, contribuendovi i tagliacozzani. Questi coi carsolani e altri marsi eziandio cooperarono nel pontificato di Giovanni XI alla sconfitta degli ungari invasori, per cui si attribuisce a tale vittoria i due guerrieri dividenti la preda tolta agli ungheresi, e formanti lo stemma municipale. Mancata l successione dei Berardi, lo stato di Tagliacozzo fu dominato dalla camera regia di Napoli, poscia nel 1239 dalla famiglia del Ponte, uno della quale, Andrea , accrebbe gli edifizi del paese. Pare che i del Ponte ne ritenessero il solo titolo, quando perdutone il dominio, questo acquistarono gli Orsini del 4° ramo che primeggiò sugli altri, da cui derivarono gli Orsini signori di Bracciano (V.) e gli Orsini duchi di Gravina del 5° ramo e superstiti, come dichiarai a ORSINI FAMIGLIA, ove notai che di questa contea l’investì il re Carlo II con diploma del 1294, e il tributo annuo di 40 oncie d’oro. Nel 1379 in Tagliacozzo si riunirono i cardinali Orsini, Corsini e Borzano o Brussani milanese, per protestare contro la seguita elezione dell’antipapa Clemente VII (V.), pentiti di averci concorso, come rilevai nel vol. III, p. 206, con lettere dei 17 gennaio. Verso questo tempo Rinaldo Orsini si confederò coi tiburtini contro i Colonnesi, ma nel 1381 questi ultimi rompendo guerra agli Orsini, espugnato Tagliacozzo, nei piani dei marsi ebbero luogo battaglie e devastazioni di campi, facendosi poi la pace nel 1382. La signoria del luogo e dello stato l’ebbe o per conferma o per nuova concessione nel secolo XV Gio. Giordano Orsini, per aver sposata la figlia di Federico re di Napoli, e la goderono i suoi discendenti, che dimorando tra i marsi, dal contado d’Alba e Tagliacozzo ricavavano annui scudi 30.000. Alfonso re di napoli inimicatosi cogli Orsini, si recò con l’esercito in Tagliacozzo, ove ricevuti gli ambasciatori fiorentini mediatori si pacificò con essi. Sotto il dominio degli Orsini la contea di Tagliacozzo onteneva le seguenti terre. Oricola, Rocca di Botte, Collesecato, Castel-Manardo, Teraco, Spidino, Cerchio, Colli, Pietra Venola, Cappadocia, Rocca di cerro,Alto s. Mario o Poggitello, Castel-Vecchio,Scansano, s. Donato, Poggio-Filippo, Castel-Palea, Marano, Scurcola, Colle di Luppa, Colle, Barocchio, Pereto o Piceto, Alba dei Marsi, Cappella, Tarasco, Patocchio, s. Natolia, Corvaio (patria dell’antipapa Nicolò V), Magliano, Succe, Avezzano, Canestro, Meta, Civita d’Antino, Civitella. Castel di Carlo, Castello in fiume, Cese, Rocca di sopra, Girgulo, Rocca Randisio, Poggio s. Giovanni, Radicaria, Torre di Taglia, Capradosso, Lugo e la baronia di Carsoli. Anche altre terra e castella furono dello stato di Tagliacozzo. Gli Orsini acrebbero le fortificazioni e le torri inespugnabili della Scurcola, già antico luogo per sentinella della celebre Alba. Seguendo gli Orsini il partito degli angioini contro Ferdinando V re di Spagna , a favore del quale militavano i Colonnesi, avendo il re superato i nemici suoi, spogliò gli Orsini di molte castella e di Tagliacozzo, dandone l’investitura a Odoardo Colonna e suoi discendenti. Già i Colonnesi per disposizione della regina Giovanna II erano stati in Odoardo fratello di Papa Martino V dichiarati duchi di Marsi e di Tagliacozzo e conti d’Alba nel 1419, come raccontai a COLONNA FAMIGLIA. Calato in Italia Carlo VIII re di Francia nel 1494, diè lo stato di Tagliacozzo a Fabrizio Colonna figlio di Odoardo privandone Virginio Orsini. Indi nel 1496, per ordine di Federico II re di Napoli, in Tagliacozzo si coniò moneta, privilegio che esercitò il paese anche sotto il vicerè marchese del Carpio.. Successivamente nel pontificato di Alessandro VI insorsero guerre tra Giordano Orsini e Fabrizio Colonna per lo stato di Tagliacozzo, il quale stato fu definitivamente tolto agli Orsini e dato ai Colonnesi nel 1526. Questi fecero di Tagliacozzo la capitale dei loro feudi in Regno, ma negli ultimi tempi ne perderono il jus feudale. Nel resto Tagliacozzo seguì i destini del reame di Napoli, e nel luglio 1849 ebbe guarnigione di circa 5.000 uomini con 8 pezzi di cannone.