IMMAGINI DELL’ITALIA

P. MURATOV, Immagini dell’Italia, Adelphi Edizioni, Milano 2019 e 2021, 2 voll. (14 x 22), pp. 465 e 311, ill. nel testo, euro 57.
È finalmente venuta alla luce, grazie in particolare all’impegno profuso dalla prof. Xenia Muratova (1940 – 2019), fondatrice e presidente del Centro Internazionale di Studi Pavel Muratov, la versione italiana dell’opera di quello studioso russo (1881-1950), noto non solo in patria per la sua attività di scrittore, antiquario, autore di saggi di storia dell’arte e di storia militare nonché traduttore. La rivista “Aequa” aveva già pubblicato a più riprese tra il 2013 e il 2017 alcuni brani del capolavoro di Muratov: si trattava, più esattamente, di capitoli dedicati al Lazio, concernenti Tivoli, Subiaco e la Valle dell’Aniene in genere. L’A., che tra il 1922 ed il 1928 aveva vissuto a Roma, scriveva: “Il Lazio si mostra assolutamente inconfondibile nella sua immagine e nella profonda originalità del suo spirito, che lo rende preferibile a qualunque altra località italiana”. Naturalmente la gente, i paesaggi, i costumi, in breve “la fragranza di queste terre antichissime”, che Muratov percepiva nel corso delle sue scorribande nella Campagna romana, facendola rivivere nelle pagine del libro, era la rappresentazione artistica della realtà di un’epoca di cui, ai giorni nostri, non restano che labili tracce. Non solo. Le immagini create dall’A., attraverso il filtro della sua cultura sostanzialmente classica, prendevano vita in uno spessore in cui egli coglieva l’inevitabile continuità tra mondo moderno e mondo antico (“Qui il tempo non ha nemmeno alterato la purezza dei lineamenti del viso … I Sabini, grossi e tarchiati, si affollano nelle processioni dalle parti di Subiaco …”). In quest’opera Muratov fornisce un suo quadro o, meglio, una serie di quadri in cui sono presentate varie plaghe d’Italia, da Venezia fino alla Sicilia. Non si tratta di un manuale storia dell’arte: l’A. trasmette in modo potente al lettore le sue impressioni in un lavoro, come notò il suo amico Boris Zajcev, “di iniziazione, di consacrazione all’Italia in quanto categoria dello spirito”. Come si legge nella prefazione, quando in Russia, nel 1911, uscì il primo volume, divampò la passione per l’Italia: “comitive organizzate e viaggiatori solitari” partivano a centinaia verso l’ambita penisola mediterranea, culla di storia e d’arte. L’opera del grande “italofilo” però non fu mai tradotta integralmente in italiano. Solo ora, a distanza di un secolo, con la collaborazione di qualificati studiosi (Alessandro Romano, Rita Giuliani, Katja Petrowskaja) appare questo lavoro, che il lettore italiano potrà apprezzare rivisitando, con gli occhi e la mente dell’appassionato scrittore russo, un’Italia che forse non conosceva. (NiCa)