NU MANICUTU DE CERASA BIANCUCCE A BELLEGRA

CAMILLO CECI, Nu Manicutu de Cerasa Biancucce a Bellegra, Subiaco, Fabreschi, 2021, (17×24), pagine 155, numerose illustrazioni in bianco e nero, non destinato alla vendita
A Bellegra il manicutu è il cestino di vimini o di piccole canne tagliate a metà che, tra le altre cose, si usava nella raccolta delle ciliegie. Colmato di ciliegie “biancucce” dal suo papà lo ricorda soprattutto l’autore, che da questa immagine prende l’avvio per rivedere sé stesso bambino e iniziare a raccontare la storia del suo paese “natio”.
Lo scritto di Camillo Ceci vuole essere un “omaggio e una testimonianza di affetto e di riconoscenza per la gioia e la bellezza del “soffio di vita” che egli ha ricevuto dai genitori “in questo posto sublime”.
In parte romanzato e autobiografico, il lavoro è frutto di memorie vissute pazientemente riannodate e di accurate ricerche, effettuate attraverso verifiche condotte “sul campo” per mezzo di documenti storici, fotografie e l’ascolto scrupoloso, quando possibile, dei racconti degli anziani. Obiettivo ultimo dell’autore è quello di “smuovere o attirare la curiosità” che valga a “ridestare soprattutto nei giovani vivo interesse per Bellegra” e l’amore per il paese.
La storia di Bellegra viene narrata in quindici capitoli di cui, di seguito, riportiamo i titoli: La terra dei Ciclopi, La terra degli Equi e la mitica città di Belecré, La Città di Vitellia, La Vitellia-Civitella buia nella storia, La Civitella di Lando e Bertraimo, La Civitella feudale, La Civitella sotto Napoleone, Civitella di Subiaco, Civitella San Sisto, Bellegra, Bellegra fascista, La Bellegra degli anni ruggenti ’44-46 , La Bellegra degli anni ’48-60, La donna nell’urna, I soprannomi di Bellegra. In questa ultima parte altri temi catturano l’attenzione del lettore: le croci, simbolo della cristianità; i campanari della Bellegra negli anni 1950-1970; le calecare negli anni 50/60; i Santi patroni di Bellegra.
Arricchiscono il testo alcune schede storiche che sintetizzano i principali avvenimenti; discreto è l’apparato bibliografico (beasf).