L'angolo delle poesie |
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AEQUA E L'ARTE... |
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G. Moroni, secondo aiutante di camera di Pio IX, Vol. LXXVI Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica,
Venezia, pp. 25-28, 1855.
[Testo trascritto da Artemio Tacchia. Chi legge dovrà tener conto del fatto che lo scritto del Moroni e, soprattutto, le fonti alle quali attinge sono antecedenti agli studi e alle scoperte archeologiche effettuate nel territorio di Roviano verso la fine dell'Ottocento e all'inizio del Novecento e, perciò, egli non dovrà tener conto delle considerevoli inesattezze storiche, in particolare riscontrabili sui documenti riferiti a prima del 1000 e alla fondazione di S. Maria dell'Oliva].
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Roviano.
<< Comune in diocesi di Tivoli, con territorio in colle, che specialmente dà i
prodotti di olive, castagne, ghiande e pascoli, con qualche fabbricato ragguardevole, come il
palazzo baronale già de' Colonna, ed ora de' Barberini Colonna di Scarpa, come leggo in
Calindri, e Marocco che lo dice posto sopra un collicello d'ogni verdura spogliato, poco distante da
Arsoli e da Subiaco, e quasi di fronte ad Anticoli. Il Nibby nell'articolo Roviano e Rovianello,
Rubianum et aliud Rubianum, Ruvianum, la dice terra di circa 700 abitanti, posta sulla riva destra
dell'Aniene, 36 miglia distante da Roma, e vi conduce una strada disagiata per un'ora di cammino
che si distacca a sinistra dal tronco della via che mena a Subiaco, la quale si lascia al miglio 33.
Giace sopra un colle ch'è l'ultimo contrafforte d'una lacinia del monte S. Elia verso detto fiume. L'origine del nome
della terra può trarsi da un qualche fondo, che ivi avesse la gente Rubria, che non è ignota nella
storia, specialmente negli ultimi tempi della repubblica, giacché d'un Lucio Rubrio Dosseno questore, di cui ci
rimangono molte medaglie, parla Cesare nel lib. L° delle Guerre civili, il quale seguendo le parti di Pompeo si dové
arrendere a Corfinio; e da quel tempo così fedele fu al dittatore, che questi lo nominò alla prefettura di Roma insieme con Lepido,
allorché dové partire per la Spagna. Quindi da praedium Rubrianum, fundus Rubrianus poté nella corruzione della lingua formarsi fundus
Rubianus o Rubianum semplicemente, com'è evidente che da questi nomi deriva l'odierno di Roviano. Ne' tempi bassi la Iª memoria che apparisce
di questo luogo è dell'833, poiché nella bolla di Gregorio IV, fra' beni confermati al monastero sublacense si nomina pure un castellum Rubianum,
ch'è appunto questo, e vi conviene anco il p. Casimiro da Roma: lo stesso si trae da quella di s. Nicolò I dell'864. L'imperatore Ottone I nel diploma
del 967, col quale confermò i beni a tal monastero, nomina un Oianum maius, et Oianum minus, cioè Roianum maius, et
Roiamun minus, che evidentemente corrispondono a Roviano e Rovianello: la mancanza dell'iniziale R, dice Nibby, probabilmente è
difetto della carta originale nella quale pel tempo si sarà cancellata, ovvero è difetto del trascrittore che l'ommise.
Verso il 1000, soggiunge Nibby, era venuto Rubianum in potere del conte Rainaldo, che si dice francese, il quale lo donò o restituì al
monastero sublacense, come si ha dal suo Chronicon. Ma Corsignani, tanto ben informato della storia dei suoi Marsi, dice
Roviano già appartenente alla diocesi Marsicana, e nella signoria a' gran conti de' Marsi, e che Rinaldo figlio di Berardo, non mai francese, donò
Roviano con altri castelli al monastero sublacense di s. Scolastica. Nella lapide del 1052, esistente in quel chiostro, fra le altre
terre dllo stesso monastero si nomina ancora Ruvianu, come pure nella bolla di Pasquale II del 1115. Però leggo nella detta lapide stampata,
Rubianum maius, Rubianum minus. Le rovine di Rubianum minus, che oggi diconsi Rovianello, sono circa un miglio distanti da Roviano, e si
vede che appartengono a un castello de' tempi bassi. Quanto a Roviano, nel salirvi si lasciano a destra i ruderi d'una villa romana, forse quella
che dié il nome alla terra, secondo il Nibby, ma che non sieno tali l'andrò a dire. Da Roviano per sentieri alpestri e per un bel bosco di quercie
si può andare ad Arsoli, e si sbocca nella strada grande verso il miglio 36. In questa traversa prima di scendere alla via si hanno belle vedute della
valle dell'Aniene e di quella dell'acqua Marcia. Roviano ebbe i Colonnesi a suoi baroni, che lo possederono in feudo con titolo di principato, da' quali
passò nel ramo de' principi Colonna di Scarpa. Nelle Memorie Colonnesi del già lodato Coppi, apprendo le seguenti nozioni. Landolfo della Colonna nel
1287 era signore generale di Roviano e Riofreddo, e con atto de' 21 febbraio di detto anno confermò gli statuti del castello di Roviano. Ad un altro
Landolfo Colonna nel 1401 circa Bonifacio IX diminuì que' dazi di cui feci menzione parlando di Riofreddo. Nella guerra di Paolo III contro Ascanio Colonna,
nel 1541 l'esercito pontificio comandato da Pier Luigi Farnese s'impadronì di Roviano e degli altri castelli del Colonnese, onde il papa ne fece smantellare
le fortezze. Morto Paolo III a' 10 novembre 1549, Camillo Colonna col favore e l'aiuto de' vassalli ricuperò
ad Ascanio assente le avite castella, inclusivamente a Roviano; indi Giulio III lasciò che godesse tranquillamente i beni riconquistati. Nel 1625
Oddone Colonna e Alfonso suo fratello, ed altri coeredi del padre Muzio seniore, venderono a Carlo
Barberini fratello d'Urbano VIII il castello di Roviano, per il prezzo di scudi 57,500 con istromento de' 24 novembre. Pel matrimonio di Cornelia, superstite
de' Barberini, con Giulio Cesare Colonna principe di Corsignano, questi lasciato l'avito cognome assunse quello di Barberini, ed ebbe tra'
figli maschi Urbano e Carlo. Dal primo nacquero Maffeo, Prospero ed Ettore, ed al secondo de' nominati toccò il castello di Roviano,
per cui ora ne porta il titolo di principe di Roviano d. Prospero Barberini Colonna di Sciarra, di cui parlai ne' vol. XIV,
p. 298, e LXXIV, p. 341, dimorante nel Palazzo Sciarra Colonna (V.) in Roma. Siccome nel I° dei citati vol. indicai che di Roviano ne tratta Francesco
Parisi nelle dotte Istruzioni per la gioventù impiegata nella segreteria, e di cui in questa mia opera molto mi giovai, qui riprodurrò il da lui riferito.
Questa terra posta sulla falda d'un monte, dove abitarono gli equicoli, confina con Scarpa, Anticoli Corrado, e Marano, non che co' due culti
paesi d'Arsoli e Riofreddo. Di Roviano fan frequente menzione la cronaca e i diplomi dell'insigne monastero
sublacense, che sin dall'VIII secolo n'era padrone. Fu castello fornito di doppie mura, e servì talvolta di propugnacolo all'opposta
fortezza di Anticoli Corrado, de' Corradi principi di Antiochia, riservatosi nel 1244 dall'imperatore Federico II nella capitolazione con Papa Innocenzo
IV, come si ha da Matteo Parisio, Hist. Angl. Le leggi municipali, che prima in parte si concordarono e osservarono inter nobiles, et
prudentes viros d. Jacobum Odonem et Nicolaum filius quondam Octabiani de Rubiano ex una, et syndicos Rubiani ex altera, furono quindi
del tutto terminate, ed ivi pubblicate nel 1287 per magnificum virum d. Landulphum de Columpna militem Rivifrigidi, ac Rubiani dominum generalem in platea juxta ecclesiam s. Johannis,
palatium Castri memorati, et remd. Nicolai de Parisiis. Nel 1434 magnificus, et potens vir Johannes Andreas de Columpna pro se, et nomine Landulphi sui fratris germani, considerans tribulationes,
et angustias hominibus, et Universitati ejusdem Castri Rubiani, occasione fidelitatis conservandae, ab hostium incursu, per comitem Taleacotii, et ejus gentes, datas, idcirco in recompensationem
praedictorum obsequiorum etc. diminuì alcuni pesi già dall'università e comune di Roviano addossatisi. E nel 1463, Johannes de Columna miles armorum etc. Respiciens affectione, sinceritatem,
et fidelitatem quam homine Castri nostri Rubiani erga Nos, et Statum nostrum habent, cumque elapsis temporibus pro Nobis, et Statu nostro multos passi fuerunt labores etc.
Nos, non intendentes hujusmodi eorum affectionem, animique sinceritatem, et fidm vacuam prorsus, et inanem evadere, li diminuì maggiormente. Nel 1565 per sentenza dei giudici
compromissari furono sopite le differenze insorte tra l'Ill.mo Muzio Colonna, e l'università di Roviano, pegli atti di Gaspare Rendetti notaro camerale. I Colonna signori di Roviano
talvolta vi dimorarono, e perciò diversi loro figli ivi nacquero. Mentre vi risiedeva il detto Muzio nel 1568, la moglie gli partorì una figlia, e volendosi far compare Pietro Aldobrandini
(fratello di Giovanni e Ippolito e padre di Pietro, poi tutti cardinali e il 2° Papa Clemente VIII), gli scrisse una lettera l'8 marzo, e perciò gli mandò la bombace che avea toccato il
s. battesimo della neonata (anticamente nel ricevimento de' capelli o delle fascie de' neonati si restava Padrino). Ma Pietro si ricusò, come aveva fatto ad altri. Muzio ebbe più figli da
Laura Frangipani, e poi da Giulia Santacroce: uno di essi fu Alfonso ablegato a Venezia, per recar la berretta al cardinal Lorenzo Priuli creato da Clemente VIII. I discendenti di Muzio
ebbero avanti il tribunal della rota alcune controversie intorno al prezzo della signoria di Roviano. In uno de' libri dell'archivio della chiesa parrocchiale di s. Gio. Battista di Roviano apparisce,
che da Oddo Colonna cugino del contestabile Ascanio (il quale scrivendo a Scipione Parisio gli dié per titolo d'onore quello di amico onorando, e simile praticò la moglie d. Giovanna d'Aragona, con Ascanio
Parisi fratello di Scipione), ivi nacquero Odoardo nel 1612, Florida Lucilla nel 1616, e Costanza nel 1618, la quale poi fu monaca domenicana nel monastero dell'Umiltà di Roma, tenuti al s. fonte da Gio.
Battisti Parisi abnepote di Scipione e Ascanio mentovati. Dal 1632 in poi, per disposizione d'Urbano VIII Barberini, Roviano ebbe il titolo di principato, come rilevasi da vari diplomi di privilegi concessi e
confermati in que' tempi da Francesco Colonna, i cui discendenti formarono nelle persone di d. Urbano e d. Carlo Colonna Barberini la 24ª generazione per linea mascolina degli antichi signori della Colonna
(della quale parlai nel vol. LVIII, p. 130). Dal ch. Marchese Filippo Bruti Liberati imparo perché Francesco Parisi nella sua opera raccolse le riferite nozioni su Roviano, cioè nella XXIV Memoria sulle
belle arti nei sagri tempii Ripani, di recente pubblicata co' tipi di Ripatransone. Egli narra, che i Parisi da qualche secolo trasferiti da Cavaillon di Francia in Roviano, vi acquistarono buona possidenza,
e tra quelli che vi fiorirono nomina il ven. Andrea Parisi di Roviano vissuto nel principio del XVII secolo, e l'encomiato Francesco Parisi nel decorso, celebre per la sua opera sull'Epistolografia e Segreteria,
oltre altre, il cui fratello avv. Luigi sposò Lucia zia paterna del marchese scrittore, la quale per genialità si distinse nell'idear disegni di fabbriche architettoniche (che i prelati di lui fratelli custodiscono
in Roma in cornici ben conservati), non che nel suonar l'arpa, cioè la Iª, che co' pedali per suo uso e per quello del fratello Gaetano da Germania venne in Roma verso il 1782.
Restata vedova Lucia nel finir del trascorso secolo, passò il rimanente de' suoi giorni per lo più in Roviano, ove morendo nel 1810 fu sepolta nella cappella gentilizia della parrocchia di s.
Gio. Battista. La figlia superstite Agnese Parisi sposò in Roma Pietro Annivitti, da cui nacque d. Vincenzo attuale professore d'eloquenza nel collegio Urbano, che per
le molteplici sue belle e dotte produzioni letterarie encomiai in più luoghi. Questo degno e dotto sacerdote, nel t. 13, p.191
dell'Album di Roma, pubblicò un erudito articolo, intitolato: Le ruine di s. Maria dell'Oliva sulla via Sublacense al miglio XXXIII, col disegno di
esso e dell'eminenza in cui elevasi Roviano. Eccone in breve un estratto. Castel di Roviano domina nel sottoposto suo territorio alcune cadenti
muraglie, che distaccandosi dalla via Sublacense poco dopo il miglio 33 s'incontrano a sinistra dello scosceso sentiero che conduce al castello. Se il paese
merita qualche reminiscenza, anche perché circondato da' ruderi dell'antica via Valeria, e dagli avanzi del magnifico acquedotto di Q. Marzio, più lo merita per
l'accennate rovine. Imperocché sono reliquie di non molto ampla chiesa campestre che sul colle con piccolo convento da oltre a 6 secoli surse in onore alla B. Vergine,
quasi a rompere coll'amabile religione del suo nome un certo orrore di cui natura improntò quel passaggio. Si denominava la chiesa s. Maria dell'Oliva,da una pianta
d'olivo che ritenevasi senza umana industria nata e cresciuta, vi primeggiava sul campanile, verde e robusta resistendo del pari all'ardore del sole e alla forza de' venti.
Ne' viaggi impresi con immenso guadagno di anime da s. Francesco d'Asisi, allorché peregrinò al s. Speco di Subiaco, a vantaggio spirituale del circondario, da lui fu scelto il luogo per
una chiesa e convento de' suoi religiosi, e del tempio ne gettò la Iª pietra, mentre il claustro fu compito regolarmente verso il 1257, e restò
in piedi in cura de' minori conventuali sino al secolo decorso. Le divote genti credevano che il santo di propria mano vi avesse piantato
un cipresso, onde con fiducia e successo davano agl'infermi a bere dell'acqua con avervi infuso alcun bottone di esso. Adunque questi avanzi, come
manifestatamete si conosce dalle superstiti tracce, non sono profani di romana villa, come pretese l'illustre Nibby; ed i sassi che servirono alla casa di Dio, sebben
crollanti e coperti d'edera, sempre ispirano venerazione: ciò che fu sagro una volta è sempre sagro >>.
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