IL TUMULO DI CORVARO DI BORGOROSE (RI) E IL TERRITORIO DEGLI EQUICOLI

di Giovanna Alvino

La piana di Corvaro, conca intermontana dell’appennino laziale-abruzzese con estensione di circa 7 kmq e quota media di 800 m s.l.m., e’ caratterizzata dalla presenza del grande tumulo denominato Montariolo, monumento funerario di concezione e realizzazione strutturalmente ed architettonicamente complessa. Il sepolcro, realizzato in terra, scaglie di pietra e ciottoli, ha un diametro di circa 50 m e si conserva per un’altezza di circa 4 m.

Carico di significati semiotici di non facile decodificazione, esso riveste carattere di unicità senza confronti in ambito peninsulare, potendo essere ravvisata qualche similitudine, per alcuni aspetti tipologici, solo con i tumuli della Francia orientale e con quelli dell’Albania sud-orientale, caratterizzati anch’essi dalla particolare monumentalità e dalla presenza di sepolture numerose, collocabili in un arco cronologico piuttosto ampio, deposte nell’area periferica nell’ultima fase di utilizzazione.

Lo scavo ha individuato un primitivo nucleo inquadrabile nella prima eta’ del Ferro (fine IX – VIII a.C.), di circa 11 metri di diametro e verosimilmente attribuibile alla sepoltura di un personaggio socialmente rilevante, successivamente inglobato dal tumulo più grande, con conseguente monumentalizzazione dell’area.

La piana è costituita da sedimenti prevalentemente alluvionali e da ghiaie calcaree di ciottoli arrotondati, spesso grossolani, trasportati dai corsi d’acqua torrentizi che hanno inciso i rilievi circostanti e che attualmente confluiscono verso la gola di Borgocollefegato.

La loro portata bassa e spesso inesistente, la brusca curva compiuta dal vallone, e la presenza delle doline carsiche sono, però, espressione dell’evoluzione complessiva del reticolo idrico in condizioni diverse dalle odierne, probabilmente in relazione alle variazioni dei ghiacciai, ed in combinazione con movimenti neotettonici, avvenuta intorno al tardo Pleistocene, inizio Olocene.

Ciò chiarisce il motivo per cui tra le due sepolture più antiche fino ad oggi rinvenute, attribuibili alla prima età del Ferro, si riscontra un dislivello di circa un metro, essendo state ricavate ambedue nella superficie originaria della piana, già in leggera pendenza quindi al momento della prima attività antropica testimoniata.

Ad oggi sono state rinvenute 194 tombe, le più antiche, del tipo a fossa terragna delimitata da grosse pietre, disposte a quote diverse in senso rotatorio rispetto al centro del monumento mentre le più tarde, scavate nel banco di ghiaia su cui è impostato il tumulo, disposte in modo casuale limitatamente alla fascia anulare.

Nelle sepolture arcaiche, collocate in prima approssimazione in un ambito cronologico compreso tra il Piceno IV A-IV B, i corredi funerari confermano la prevalenza per circa l’80% di individui di sesso maschile, con corredo personale costituito, per lo più, da fibule del tipo certosa, e con assoluta mancanza di materiale ceramico.

Si nota la presenza esclusiva di armi da offesa quali spade con elsa a croce (diffuse a Capena, Narce, Colle del Forno, Alfedena, Campovalano ecc.), o con pomo cilindrico rivestito in lamina di ferro decorata a traforo (del tipo rinvenuto anche ad Alfedena) e corte spade e/o pugnali con elsa a stami, tipiche delle necropoli di area picena e sannitica, associate ad una o due lance a lama fogliata o triangolare costolata o, in misura minore, a giavellotti.

Sono del tutto assenti, invece, i materiali legati ad attività della sfera femminile quali fuseruole e rocchetti, tipici delle necropoli delle aree contermini (Campovalano, Alfedena, Loreto Aprutino, ecc.), al contrario presenti in alcune tombe nella vicina Torano.

Quando possibile, la distinzione del sesso degli inumati è stata effettuata integrando analisi della tipologia del corredo funerario ed indagine osteologica, come nel caso di tre sepolture attribuite ad individui femminili benché in un caso prive di corredo (t.44 ) ed in due senza ossa ma associate a placche di cinturone ed ad un bacile ad orlo perlato (t.3-t.21), bacili di larga e duratura diffusione, il cui luogo di produzione è stato individuato in Volsinii per quelli rinvenuti nelle aree dell’Italia centrale, presenti nelle tombe di entrambi i sessi.

Diversamente, nelle tombe inquadrabili tra la media e tarda età repubblicana risultano percentualmente superiori le sepolture femminili, alle quali si aggiungono anche cinque tombe di infanti, assenti nel periodo precedente.

I corredi si distinguono per la presenza di specchi, con o senza manico, mentre invece è scarso l’ornamento personale e, per entrambi i sessi, è documentato il balsamario acromo in uno o più esemplari, tra i quali se ne segnala uno in pasta vitrea con decorazione “a tenda” (t.87).

Nelle tombe maschili si rinvengono strigili in ferro la cui presenza in ambito funerario, da collegare ad una ideologia atletica e di cura per il corpo, segnala l’affermarsi di mode e costumi ellenizzanti anche nell’ambito di una comunità, quale Corvaro, relegata in un’area interna.

La diffusione di tali oggetti di natura suntuaria pone il problema se sia la società locale ad assimilare modelli culturali venuti da fuori o se, nell’ambito di una precisa strategia tesa a romanizzare l’intera valle, siano la testimonianza di un ulteriore insediamento creato contemporaneamente o subito dopo la fondazione delle due colonie di Alba Fucens e Carsioli.

La tomba 108 ha restituito tre pendenti globulari in lamina d’oro con fori per la sospensione, una coppia di calzari in bronzo con suola lignea in cattivo stato di conservazione, un bacile in bronzo, una spada in ferro incompleta con numerosi resti del fodero, un frammento in legno decorato ad occhielli e frammenti del puntale in osso, due punte di lancia in ferro di cui una con un inserimento in argento lungo i bordi e decorata, all’immanicatura, da tre ordini di onde continue in fili di rame ed argento.

In un quadro sociale sostanzialmente omogeneo, tale corredo si differenzia per la relativa ricchezza dei materiali in associazione, che fanno prefigurare una preminenza sociale dell’inumato, anche se non paragonabili ai corredi principeschi coevi rinvenuti in aree prossime quali Campovalano, Pitino, S.Severino, Colle del Forno.

La quasi totale carenza delle fonti per l’area in esame, e la forte lacunosità delle informazioni da esse desumibili, non consentono la opportuna integrazione dei dati ricavati dalle indagini archeologiche. Infatti, è stato più volte osservato come l’utilizzazione esclusiva di quanto desunto dall’esame dei corredi funerari sia fortemente condizionante per un’informazione oggettiva sulla realtà sociale dei vivi, fornendo un’immagine, più o meno deformata sul piano ideologico, rappresentativa invece delle categorie mentali espresse dalla società davanti alla morte.

Non a caso proprio nel tumulo di Corvaro le sepolture ascrivibili al periodo arcaico mostrano un’articolazione sociale fortemente disomogenea dal punto di vista del sesso con una forte preponderanza di individui maschili ed una totale assenza di infanti.

Considerato che per il cattivo stato di conservazione dei reperti ossei, che hanno comunque permesso di delineare il sesso e l’età di morte, non è stato possibile tentare una puntuale analisi antropometrica, né una ricostruzione di eventuali gruppi familiari, né rilevare la presenza di caratteri morfologici a stretto meccanismo ereditario, né evidenziare la presenza di lesioni dovute a traumi di origine bellica, tra i dati paleodemografici particolarmente significativi appaiono soltanto gli indicatori relativi all’alimentazione, che è risultata a carattere misto (consumo di carne, formaggio, ecc.) con un sufficiente apporto proteico nella dieta.

Diversa è risultata la composizione del gruppo sociale relativo all’età repubblicana all’interno del quale si individuano: una netta prevalenza di individui di sesso femminile, la presenza di diverse coppie e di infanti, rappresentativi di nuclei familiari organizzati e strutturati, un netto peggioramento delle condizioni di vita dimostrato dall’analisi degli indicatori di stress, ed, inoltre, un cambiamento nell’alimentazione con una diminuzione del consumo di carne ed un aumento di quello dello zucchero, dimostrato dalla carie dentaria.

Cercando di determinare i principali momenti della dinamica degli insediamenti nella piana di Corvaro ed il loro rapporto con il tumulo, di individuare le possibili forme di utilizzazione del suolo e di delineare alcuni aspetti dell’articolazione della societa’ locale.

Fin dall’antichità la piana di Corvaro ha rappresentato un importante asse primario tra la conca reatina e l’area del Fucino, nodi privilegiati nei rapporti tra le aree tirreniche ed adriatiche, dal quale doveva diramarsi un fitto reticolo di percorsi minori, legati alla pastorizia transumante, tuttora abbastanza identificabili grazie al forte condizionamento orografico.

In età romana, anche se i nuovi percorsi non dovettero mutare di molto rispetto al passato, l’assetto viario fu probabilmente riorganizzato e strutturato in base alle sopravvenute esigenze di collegamento tra le colonie, con un tracciato che proveniente da Reate, dopo aver attraversato la piana, saliva alla bocca di Teve per raggiungere Alba Fucens e Carsioli.

I recenti studi paleoclimatici hanno mostrato l’esistenza di importanti connessioni tra le fluttuazioni del clima e le attività antropiche, specialmente in società basate prevalentemente sull’agricoltura e sull’allevamento, ed in un’area come la valle del Salto, dove il contrasto tra il fondo valle e le aree in quota è tanto forte da influenzare sia le forme insediative sia lo sfruttamento e l’utilizzazione del suolo, lo studio delle variazioni climatiche e la ricostruzione delle trasformazioni del paesaggio costituiscono un utile supporto all’indagine sulla societa’ locale.

Pur non essendo in grado di delineare la storia del clima nel Cicolano, in prima approssimazione, ci si può attenere allo schema del Mayr, che ha individuato tra il X ed il IV a.C. un periodo di deterioramento climatico con conseguenti dissesti idrogeologici.

Possono essere individuati alcuni lineamenti di lungo periodo che hanno contraddistinto la dinamica del popolamento nella conca di Corvaro: l’eta’ piu’ antica sembra caratterizzata da centri demici su altura, tipici dell’area centro-italica, tipologia insediativa che sembra entrare in crisi subito dopo la romanizzazione, con il nascere di alcuni villaggi all’interno della piana, la cui vita pare proseguire fino alla prima età imperiale. Nella tarda repubblica all’insediamento vicano si sovrappone una nuova struttura organizzativa basata sulla villa rustica, che sebbene non assuma i caratteri e le dimensioni della contigua Sabina, comunque modifica profondamente le strutture agrarie della zona con l’accorpamento delle proprietà, la parziale estinzione delle precedenti forme insediative, ed un progressivo sfruttamento delle aree in quota, che si intensifica nei primi due secoli dell’impero.

Per quanto riguarda le forme insediative, nella conca di Corvaro sono stati individuati i seguenti siti elencati in ordine diacronico:

- presenze relative al Bronzo antico e medio, riportate in luce durante i lavori di costruzione della superstrada salto-cicolana, che fanno pensare più ad un’occupazione temporanea che non permanente del sito.

- cinta muraria in opera poligonale sul monte Frontino, nei cui pressi sono stati rinvenuti, tra gli altri materiali, anche una fibula in bronzo e numerosi frammenti d’impasto.

- a nord-nord/est del tumulo, è stato scavato un tumulo di dimensioni minori, senza funzione sepolcrale contrariamente a quanto faceva prefigurare l’aspetto esterno, mettendo in evidenza diverse strutture murarie realizzate in più fasi e, tra i materiali rinvenuti sotto un crollo di tegole, si segnala la presenza di vernice nera inquadrabile nella media età repubblicana (fine IV a.C.-inizi III a.C.).

- contigua alle precedenti strutture è stata individuata un’ampia area di frammenti fittili inquadrabili principalmente tra l’età repubblicana e la prima età imperiale, pur con sporadiche presenze di materiali di impasto verosimilmente di età arcaica. Considerate l’estensione dell’area, la tipologia e la concentrazione dei materiali si può avanzare, con cautela, l’ipotesi che si tratti di un vicus.

- altro vicus attestato epigraficamente e fiorente in eta’ repubblicana e’ stato individuato in localita’ Colle Pezzuto lungo una presunta strada romana che si dirigeva verso Cartore.

-strutture pertinenti una villa romana consistenti in un muro sostruttivo in opera poligonale di terza maniera ed opera incerta ed una cisterna in opera cementizia in località Madonna delle Grazie.

- da ricordare anche la presenza in località S.Erasmo di due basamenti attribuiti a templi, nei cui pressi fu rinvenuta una stipe votiva datata tra il III sec. a.C. e la meta’ del I sec.a.C.

- da segnalare infine l’esistenza, in prossimità della rocca rinascimentale di Corvaro, di grossi blocchi poligonali reimpiegati in muri a secco con funzione di contenimento, dei quali non è agevole stabilire la collocazione originaria.