‘N CAZZOLA

G. DI MARIO, ‘N cazzòla, Ricetto 2020, (15,5×21), pp. 184, ill. b/n e col. nel testo, s.i.p.

Il titolo del libro non vuole evocare una parolaccia, anche se la locuzione in effetti ci riporta subito alla cazzata e al cazzeggiare: perdere tempo in chiacchiere sciocche, vane e inconsistenti.
Baccóne – come Giulio Di Mario ama soprannominarsi, tramandando il malenome del padre, e come affettuosamente tutti a Collalto e Ricetto lo chiamano – sicuramente non aveva questa intenzione, ben conscio del significato popolare che essa locuzione ha pure nel territorio monticellesse, dove per gran parte dell’anno egli vive, e cioè: “stare allegramente in compagnia” tra amici e conoscenti a parlare del più e del meno, tanto per passare in pace un po’ di tempo. Cosa, oggi, ai più – soprattutto anziani – impedita da questa maledetta pandemia da Covid-19.
Il gustosissimo libro, che snocciola modi di dire, sonetti, prose e recite in dialetto, segue il precedente Chiacchiere ricettàne, pubblicato nel 2016 (pp. 212 con molte foto b/n ad arricchire i testi) e che il lettore non può non consultare se vuole avventurarsi alla comprensione della parlata antica di Ricetto, piccola frazione di Collalto immersa nel silenzio dei castagneti sabini e ormai abitata da un pugno di residenti. Qui, infatti, l’Autore, oltre a note grammaticali e fonetiche, ci regala: il vocabolario, una raccolta di proverbi, di imprecazioni e stornelli; diverse sue poesie e molti racconti in vernacolo che vedono protagonisti tanti personaggi caratteristici del passato agropastorale dei due borghi e che precipitano i lettori in un oceano di sensazioni, di emozioni, di ricordi che scaldano il cuore.
Ma Baccóne – dovreste sentirlo recitare le sue argute poesie in pubblico! – con queste sue opere, oltre che a solleticare riflessioni e a divertire, si è posto un altro obiettivo più nobile: “trasmettere alle nuove generazioni la parlata di Ricetto”, pure se la dura realtà gli fa intravedere tristemente “la sua definitiva scomparsa”. Ma se il paese morirà, qualcosa resterà di esso e il merito sarà tutto suo e degli ultimi vecchi che asciti aggli scalùni d’istate gli hanno affidato questo arduo compito di testimoniare le proprie radici e salvare la memoria della gente ricettana. (Artemio Tacchia)