Una città ideale del Seicento. S. Gregorio da Sassola, il borgo Pio e il giardino dell’acqua

M. Giagnori. Una città ideale del Seicento. S. Gregorio da Sassola, il borgo Pio e il giardino dell’acqua
2008 Tip. Empograph Villa Adriana, (cm 21×30), pp. 296, numerose illustrazioni b/n nel testo, Euro 20,00.

Un gran bel libro, questo di Mario Giagnori, ricco di immagini d’epoca, carte topografiche, mappe antiche, foto di personaggi, di dipinti e affreschi che, insieme al copioso corredo di documenti, contribuiscono a rendere leggibile ed affatto noiosa un’opera che si cimenta nell’illustrazione di “una città ideale del ’600″, il famoso Borgo Pio di S. Gregorio da Sassola, gradevolissimo comune arroccato sui monti Prenestini.
Tutto nasce da una “crisi”, una tragedia immane che colpì l’Italia e molti paesi della valle dell’Aniene e dell’area tiburtina: la peste del 1656, nel libro raccontata con dovizia di citazioni e di particolari interessanti. Perirono 355 persone e i superstiti chiesero di ingrandire la chiesetta di “San Bastiano” come voto per averli salvati dal morbo. La chiesolina era extra-moenia, e il cardinale Carlo Pio di Savoia, invece, pensò più in grande: “decise di edificare un nuovo Borgo [...] una fondazione che fosse anche un modo per esorcizzare il terribile flagello che s’era portato via in pochi mesi un terzo della popolazione [...] una città destinata ad accogliere i nuovi coloni, ma che riflettesse in tutto e per tutto i suoi ideali religiosi e morali”. Così, affidata all’architetto Camillo Arcucci, nacque in piena epoca barocca una nuova città “ideale”, allineata su un asse che aveva il punto di partenza dalla Porta di Piedi, attraversava il castello baronale e terminava nella nuova piazza ellissoidale della “Padella”. Lungo di esso la costruzione di nuove case, viale alberati, parchi, giardini con laghetti, fontane. Oggi, naturalmente, le abitazioni sono cambiate, ma la visione del borgo emana ancora un misterioso fascino.
Il libro ha numerose “Appendici” ricche di informazioni sui principi, cardinali, architetti che hanno avuto a che fare con il paese; di curiosità sulla flora, sulla popolazione, sulla toponomastica, sugli edifici notevoli. In “Allegato” una curiosa storia sul furto e sul ritrovamento dei dipinti di Andrea Appiani rubati nel castello Brancaccio. (Artemio Tacchia)