Canterano, leggende e verità

A. Fumini – V. Stroppaghetti. Canterano, leggende e verita’
2009 UniversItalia Roma, (cm 16×23), pp.184, numerose illustrazioni b/n e col. nel testo. Euro 15,00.

Il recupero edilizio del dopo terremoto ha restituito un piccolo borgo davvero grazioso, con le case di piazza Roma ridipinte con colori freschi di rosa sotto i tetti antichi di coppi sormontati tutti da apotropaici becchi di pietra a mo’ di corna d’animale. Segni che rendono abbastanza unico Canterano: un silenzioso luogo adagiato sui monti Ruffi dove il tempo, distratto a dipanare leggende e misteri secolari, scivola lento.
A raccontarlo si sono cimentati, volenterosamente, due giovani canteranesi, dopo aver ritrovato chiusi in un armadio nella casa del parroco molti manoscritti e documenti del XVI secolo appartenenti all’Archivio parrocchiale ed ora conservati all’interno della chiesa di S. Mauro insieme a candelabri, crocefissi e lanternoni processionali rinvenuti nello stesso luogo. E il primo dei “misteri” – che avremmo voluto chiarito – è proprio nello stemma del paese: una nave con vele al vento in mare aperto. Che c’entra con questo paese arroccato sugli Appennini ad una altezza di 600 m? Scrivono i giovani Autori: «starebbe ad indicare l’imbarcazione che in tempi remoti condusse questo popolo [i Pelasgi] dalle coste siriane sino alle nostre rive». Insomma… Più verosimile la spiegazione della leggenda del “ratto delle canteranesi” ad opera di soldati della vicina Rocca. Il libro, arricchito da numerose foto d’epoca riferite in particolare alle tante processioni che si svolgono in paese, racconta con un linguaggio assai semplice e didascalico la storia (sicuramente da approfondire e sistematizzare) di Canterano, il suo territorio, i rinvenimenti d’epoca romana, gli abati feudatari, le chiese e le confraternite, i santi patroni. Interessanti soprattutto le molte curiosità che qua e là vi si leggono, tipo: il privilegio di essere “incollatore” della statua della Madonna degli Angeli, i rinfreschi (ciambella e vino) che si consumano durante la lunga processione, le donne “incollatrici di ceri”. Un libro da leggere per lasciarsi rapire dai “misteri” che ancora tramandano queste antiche genti. (Artemio Tacchia)