CENNI SUL TERRITORIO CARSIOLANO IN EPOCA ROMANA

di Piero Sebastiani Del Grande

 

 

L’assoggettamento degli Equi

La tradizione liviana vuole l’assoggettamento degli Aequi al termine della seconda guerra sannitica nel 304: secondo Livio [LIV. IX,45] infatti i consoli romani, nel termine di cinquanta giorni, erano riusciti a conquistare trentuno oppida, laddove Diodoro [DIOD. SIC. XX,101] parla di quarantuno. Sempre secondo la cronologia liviana si fa risalire la fondazione delle colonie di Alba Fucens e di Carsioli rispettivamente al 303/302 e 302/301/300 o 298 .
Queste sono le date comunemente accettate, tuttavia Livio parla due volte della fondazione di Carsioli: la prima volta riferisce la deduzione della colonia al 302 a.C., nel territorio dei Marsi [LIV. X, 3, 1], all’epoca della venuta di Cleonimo in Italia, la seconda al 298 a.C., nel territorio degli Aequicoli [LIV. X, 13, 1], all’epoca dell’alleanza romano-lucana. Questi due diversi riferimenti liviani hanno aperto diverse polemiche sulla fondazione di Carsioli sia sotto l’aspetto cronologico che sotto quel- lo della duplicazione, in relazione alla tradizione storiografica del IV sec. a.C.
Livio ci informa che a Carsioli furono inviati 4000 coloni. Sappiamo dalle fonti [LIV. X, 9] che il territorio di Carsioli fu assegnato alla tribù Aniense ed il punto su cui tutti gli autori sono concordi è che la tribus Aniensis [LIV. X, 9; LIV. XXIV 7, 12; CIL IX 4061, 4064, 4075, 4084, 4085, 4095, 4096, 4101] sia stata costituita nel territorio equo contemporaneamente alla Terentina, come dice Livio, nel 299 a.C., e che dovesse accogliere i cives romani insediati nella valle dell’Aniene. Secondo il Kubitschek il territorio dell’Aniense era formato dalla parte settentrionale delle terre erniche, nella valle superiore dell’Aniene, mentre secondo la Taylor comprendeva le terre prese agli Aequi. Nel 303 a.C., una parte del territorio equo, cioè quello di Trebula Suffenas, fu annesso a Roma sine suffragio e forse anche quello di Afilae – di cui comunque è incerta l’appartenenza all’Aniensis – e quello di Treba ebbero lo stesso trattamento. Si può quindi ipotizzare che questa parte del territorio equo cadde definitivamente sotto il controllo romano alla fine del IV sec. a.C., quando il console C. Giunio Bruto annientò gli Aequi sbaragliando, secondo le fonti, gli oppida in questa zona in cinquanta giorni e furono fondate le colonie di Alba Fucens e di Carsioli.
È probabile che alcuni dei siti individuati come d’età repubblicana ed in connessione con l’impianto della colonia latina di Carsioli, possano essere invece preromani, in quanto la ceramica rinvenuta in molti di questi siti è composta solitamente da tegole di impasto sabbioso chiaro, da ceramica d’impasto grezzo tornito di color ros- so-bruno ed impasto sabbiato chiaro e da ceramica depurata acroma. Questo tipo di materiale fittile abbraccia infatti in maniera differenziata un arco di tempo compreso tra la metà del VI secolo ed il I sec. a.C.
Con l’impianto della colonia latina di Carsioli il territorio subì un forte processo di romanizzazione con il completo abbandono degli abitati equi d’altura e la probabile migrazione di gran parte della popolazione agricolo-pastorale equa verso il Cicolano, dove si costituirà la res publica aequicolanorum. La frammentariazione del territorio ed il sorgere delle ville rustiche comportò l’abbandono degli oppida a favore dei villaggi (vici) di pianura.

Ager Carseolanus

È difficile stabilire con certezza i limiti del territorio di Carsioli perché le fonti antiche non danno notizie sufficienti a questo proposito. È probabile che in un primo momento la colonia comprendesse anche la parte nord-occidentale del territorio equo, anche se l’obiettivo primario della colonizzazione era il controllo della via Va- leria e della piana carseolana, piuttosto che l’assoggettamento della zona a settentrione, montuosa e boscosa. Più tardi, forse con la conquista della Sabina, tale regione divenne territorio del municipio di Cliternia e fu suddivisa, come anche parte del territorio a sud ed a ovest di Carsioli, in distretti minori dipendenti da piccoli muni- cipia o praefecturae. La Chronica Monasterii Casinensis assegna al territorio carseolano, oltre a Carsoli con le frazioni di Tufo, Pietrasecca, Colli di Monte Bove, Villa Romana, Monte Sabinese, Poggio Cinolfo, anche Oricola, Pereto, Rocca di Botte e Camerata. Anche Ad Lamnas, che nel Liber Pontificalis viene detta massa laninas, era situata, secondo questa fonte, “in territorio Cartiolano”. Poiché quindi Ad Lamnas si sarebbe trovata all’estremo occidentale dell’ager, i territori di Cineto Romano, Riofreddo, Roviano ed Arsoli dovevano necessariamente rientrare nel territorio medesimo. A sud-ovest i centri di Agosta e Cervara dovevano invece rappresentare il confine con il territorio carseolano. Infatti ad Agosta fu rinvenuta un’iscrizione dedicata a Giove, Giunone e Minerva i cui dedicanti erano gli stessi iscritti in una epigrafe rinvenuta a Marano Equo, centro che trovandosi al di là del fiume Aniene doveva probabilmente far parte del territorio di Trebula. Il Regesto Subla- cense inserisce Agosta e Cervara nella Massa Iubenzana e Termulana o Intermarana, che abbracciava tutto il territorio fra Castel Madama a Subiaco: quindi è abba- stanza plausibile pensare che la Massa Iubenzana citata nel Regesto Sublacense si estendesse per tutto il territorio di Trebula. C’è poi da dire che se consideriamo co- me confine le punte più alte dei monti, allora Tagliacozzo e la frazione di Roccacerro probabilmente facevano parte del territorio di Alba (a meno che il confine non coincidesse con il corso dell’Imele). Premesso ciò, possiamo ipotizzare una delimita- zione dell’Ager Carseolanus che partendo da Tufo seguiva le creste dei monti, percorrendo per buona parte l’attuale confine tra il Lazio e l’Abruzzo e comprendendo i paesi di Nespolo, Collalto Sabino, Turania, proseguiva per Monte Croce, Vivaro, Monte Aguzzo e Cineto Romano, fino a raggiungere il fiume Aniene all’altezza di Ad Lamnas. Da qui ad Agosta il fiume segnava probabilmente, come abbiamo detto, il confine con il territorio di Trebula Suffenas e quindi girando poco prima di Agosta, in prossimità del “fosso della Valle”, proseguiva verso Camerata Vecchia, il Monte Midia e la valle di Nerfa; ancora verso Tagliacozzo, il Salto e l’Imele e da lì fino alla “Val di Varri” da dove, seguendo probabilmente l’attuale confine tra Lazio ed Abruzzo, chiudeva a Tufo. Ricordiamo che proprio tra la Val di Varri ed il territorio di S. Stefano di Scanzano fu rinvenuto un cippo di confine con la scritta ALBENSIUM FINES. Il territorio di Carsioli, così delimitato, ha una estensione valutabile intorno ai 300 Km2.
Con l’instaurazione della colonia si assiste quindi ad una ripartizione e sistemazione del territorio tramite la centuriazione. Intorno alla piana di Carsioli si collocano una infinita serie di templi a cui si sostituiranno chiese e santuari cristiani a formare intorno alla pianura un sistema a raggiera, quasi a protezione della città e dei campi; una delimitazione che potrebbe forse costituire, nei confronti dell’esterno, un aspetto ell’organizzazione simbolica dello spazio. A luoghi di culto posti su altura quali quelli certi corrispondenti a San Fabrizio, S. Maria dei Bisognosi e S. Giovanni, il cui legame potrebbe essere – in questo periodo – con il mondo agrario, corrispondo- no quelli di pianura come quello in prossimità della stazione ferroviaria di Carsoli che era già testimoniato dal VI-V sec. a.C. – e quelli ipotizzabili di San Giorgio e della Madonna della Neve, probabili punti di aggregazione e di riferimento economico quale mercato. Per quanto riguarda gli ex-voto, questi sono costituiti da picco- la statuaria fittile, parti anatomiche, vasetti miniaturistici e vasellame a vernice nera. L’argilla più usata – anche nella vernice nera – è di colore arancio-giallognola e nella coroplastica si presenta con miche nere e d’argilla più o meno depurata, forse proveniente da fabbriche locali, anche se non si è riusciti ancora a localizzare le fornaci.
Con la conquista romana l’ambiente pastorale fu quindi trasformato in ambiente agrario. I boschi prossimi ai centri abitati ed alle vie di comunicazione vengono abbattuti e relegati sulle alture. La piana Carsiolana viene occupata dalla centuriazione. ❖